Zàini mi ha chiesto di raccontare, per il suo strano ricettario di storie, qualcosa di significativo accaduto nella mia vita che abbia attinenza al cioccolato. È da quel giorno che penso alla mia strana relazione con il cioccolato, come chiunque farebbe, iniziando dai giorni dell’infanzia nella speranza di trovare tracce rilevanti. Sorprendentemente, non ho rinvenuto alcun ricordo, le mie preferenze si orientavano verso qualsiasi cosa, tranne il cioccolato. Eppure, oggi lo adoro.
Siccome mi piace capovolgere le frittate, ho trasformato quel “blocco” in apparente in opportunità, come una spinta a scavare più a fondo, sperimentando la proustiana “memoria involontaria”: ho preso un pezzetto del mio cioccolato preferito, l’ho gustato ad occhi chiusi e, improvvisamente, i ricordi sono affiorati.
È una fredda mattina di novembre, ho 17 anni e mi trovo a Perugia, bighellonante a una fiera del cioccolato tra bancarelle piene di prelibatezze, fino a quando incappo in un enorme padiglione dedicato alle degustazioni di ogni tipo di cioccolato esistente.
Comincio da un pezzetto di cioccolato fondente al 95% , sensazione iniziale quasi disgustosa, la cosa più amara che avessi mai assaggiato, mentre continuo a masticare qualcosa stava cambiando, all’improvviso BUM! Cavolo mi piace da matti!
Da lì non torno più indietro, dalla mia iniziale diffidenza per il cioccolato fondente diventa un ingrediente madre. La madre di tutte le ricette per me oggi si chiama Brownie, ma non vi garantisco che domani sarà la stessa.